Un’esperienza lenta, un viaggio lento Erasmus+ che mi ha insegnato a dare valore al tempo, agli incontri e alla strada percorsa, non solo alla meta.
Circa un mese fa ho partecipato a un progetto Erasmus+ a Zagabria, in Croazia. Il progetto aveva come obiettivo quello di promuovere la sostenibilità ambientale tra i giovani. Proprio per questo, ho scelto di raggiungere la mia destinazione con un’opzione di viaggio green: una vera e propria esperienza lenta.
L’andata non è stata delle migliori: 12 ore di pullman con altre 60 persone, dormendo scomoda e arrivando a Zagabria completamente stremata. Giusto in tempo per tuffarmi nelle attività previste dall’associazione.
Tutto ciò, all’inizio mi ha reso davvero frustrata. Tuttavia, col passare dei giorni, quella sensazione si è trasformata in un aneddoto divertente da raccontare.
Fino a quel momento ero ancora indecisa su come tornare a casa. Confrontandomi con gli altri partecipanti, ho scelto una nuova avventura. Il ritorno sarebbe stato con il traghetto da Spalato ad Ancona, e poi il treno verso casa, qui nel Cilento.
Questa volta il viaggio è stato incredibile. In un solo giorno ho conosciuto e condiviso momenti con cinque persone con cui non condividevo la lingua.
Eppure, la voglia di comunicare era più forte di ogni barriera.
Ho visto il sole sorgere dal mare sopra la città di Ancona, con colori che non avevo mai visto prima.
Ho viaggiato per 23 ore che sembravano 48 — non per la fatica, ma per la quantità di esperienze, emozioni e incontri vissuti.
E lì mi sono posta una domanda: Cosa conta di più? Arrivare a destinazione o vivere il viaggio?
E ancora: quando diciamo che amiamo viaggiare, cosa intendiamo davvero?
Ci piace davvero il viaggio o solo l’idea di essere stati in un posto dove qualcun altro non è ancora arrivato?
Nel mio viaggio lento Erasmus+, ho trovato le risposte.
E ho scoperto che la parte più bella del partire non è dove arrivi, ma cosa vivi mentre ci arrivi.